La più grande banca italiana interrompe la pubblicità su Facebook dopo le rivelazioni di Cambridge Analytica

La recente massiccia e violazione della sicurezza di Facebook ha scatenato reazioni a catena in ogni parte del mondo. Quanto sono al sicuro i nostri dati?

“In principio fu il caos”. Prendiamo in prestito questa espressione dalla mitologia greca per spiegare che cosa è accaduto con il terremoto di Cambridge Analytica, un evento catastrofico che ha innescato una serie di reazioni a catena costate moltissimo, sia in termini economici che di immagine, all’azienda di Mark Zuckerberg.

Lo scandalo che ha fatto tremare la terra sotto i piedi al colosso Facebook è partito infatti dal “furto” di dati che Cambridge Analytica ha portato alla luce lo scorso marzo: secondo fonti autorevoli come il new York Times e il Guardian, le informazioni personali di 87 milioni di utenti Facebook sono finite nei database della società britannica di consulenza politica, appunto Cambridge Analytica. Società, per capirci, che ha contribuito in modo decisivo all’elezione del Presidente americano Donald Trump, affiancandolo in campagna elettorale. Perché ricordiamo questo? Perché da questo scandalo sta venendo fuori che quegli stessi dati degli utenti Facebook sono stati utilizzati per influenzare l’elettorato a stelle e strisce.

Abbiamo virgolettato la parola furto, poiché in realtà è inesatta: occorre precisare chela trasmissione di queste informazioni è avvenuta tramite un App, quando il sistema di Facebook non reputava particolarmente invasivo condividere dati di questo tipo.

Le ripercussioni ovviamente si sono fatte sentire anche in Europa e in Italia: il consiglio di amministrazione di Unicredit, la più rande banca italiana, a tagliato in pochi giorni tutti i legami con l’azienda di Mark Zuckerberg, eliminando profilo, pubblicità, marketing e quant’altro.

Secondo l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, Facebook non opera seguendo l’etica che contraddistingue la line della banca, e a inoltre dichiarato che Unicredit non tornerà sul social fino a che le cose non cambieranno.

Unicredit conta 26 milioni di clienti e a quanto pare prende sul serio l’etica aziendale, tanto da eliminare qualunque forma di partnership con un colosso come Facebook.

Per quanto riguarda la vicenda Oltreoceano, Zukerberg dovrà rispondere al Congresso degli Stati Uniti d’America di quanto è accaduto: com’è possibile che i dati di 87 milioni di persone siano stati concessi a una società di consulenza (anche) per fini politico-pubblicitari?

La risposta non arriverà probabilmente soltanto dal fondatore di Facebook, ma anche dall’FBI e dal Dipartimento di Giustizia statunitense che stanno indagando sull’accaduto.

Il contraccolpo per il social americano più popolare del mondo è stato durissimo: quasi 120 miliardi di dollari persi in un giorno, 3 milioni di utenti hanno lasciato il social network, ma in realtà sono state poche le aziende che hanno deciso di boicottare Facebook a seguito dello scandalo, seguendo l’esempio della più grande banca italiana. Unicredit è appunto una di queste.

A questo punto Facebook a dichiarato di avere a cuore i suoi utenti e i suoi inserzionisti, e per questo motivo sta cercando in tutti i modi di proteggere le informazioni personali affinché una vicenda del genere non possa accadere di nuovo. Vedremo, ma per il momento il comportamento di Unicredit potrà essere emulato non soltanto da molte altre aziende nel mondo, ma da utenti privati che hanno a cuore i propri dati personali.

La vicenda di Cambridge Analytica dovrebbe farci riflettere.